San Varano? Un giallo dai toni avvincenti! Archivi, enciclopedie, dizionari specializzati, documenti, pubblicazioni, Internet: nulla. Nessun indizio. In poche parole non è mai esistito un santo con quel nome. E allora quale origine ha, o forse è meglio dire potrebbe avere, il nostro anomalo agiotoponimo? Le ipotesi sono numerose, interessanti e da tenere in buona considerazione. C’è veramente da divertirsi.
Gli atti ufficiali più rappresentativi li abbiamo trovati sul Libro Biscia di San Mercuriale, dove nell’agosto 1172 è citata una località Varano, e sulla Descriptio Romandiole, dove nel 1371 incontriamo Varani e Sancti Varani. I problemi principali che circondano l’origine del toponimo hanno come nodo la somiglianza tra i nomi Varano e Valeriano: Varano località e Valeriano santo. Ad aumentare la confusione c’è anche un’antica chiesa di San Valeriano che, come racconta Leone Cobelli, era ancora presente nel 1400 presso la Livia (fuori porta Schiavonia), e la chiesa di San Marco in Varano, ancora oggi esistente. Un bell’accavallamento.
Dividiamo in due lo studio del toponimo. Prima esaminiamo le ipotesi legate al territorio e poi quelle che si stringono attorno alla storia miracolosa di uno degli antichi protettori della città di Forlì, appunto, San Valeriano.
Poniamo subito l’attenzione sulla ragionevole origine prediale di Varano, quella cioè legata ad una proprietà fondiaria romana. Il suffisso ano (parte finale della parola) ne legittima ampiamente l’ipotesi. Giovan Battista Pellegrini su “Toponomastica Italiana” la avvalora identificando per i toponimi Varano (Fabriano), Varano (Teramo) e Vairano (Alessandria) l’origine prediale da “Varius”, appunto il proprietario. Antonio Polloni scrive: fondus Var(i)anus, dunque… E dunque sia il fondo di Varius: Var(i)ano.
Ma perché “San”? Il meccanismo che ha determinato la presenza nel toponimo del termine San è lo stesso che ha “ridotto” in Pievequinta l’originaria “Pieve di San Pietro in Quinto”, facendo sparire, con una contrazione frequente in toponomastica, tutto ciò che stava tra Pieve e Quinto. Nel caso in esame potrebbe essere la denominazione della chiesa di “San Marco in Varano” (?) ad abbreviarsi e, per dirlo con le parole degli arguti Calandrini e Fusconi, a provocare per forza popolare la canonizzazione di un semplice toponimo… San Varano.
Accora ipotesi e per nulla da sottovalutare. Nei pressi di San Varano esiste un fondo denominato Marano alla cui origine troviamo un idronimo molto diffuso. Sullo Zanichelli leggiamo: Marana – stagno formato da acque piovane. Siamo nelle vicinanze di un fiume, quindi in una zona giusta. Conoscendo il modo in cui scrivevano qualche secolo fa, è sufficiente guardare una vecchia mappa per intuire qualcosa. Basta l’usura della carta, un difetto di trascrizione o una lettura poco attenta e un “Marano” può immediatamente diventare un “S. Varano”. Per una maggiore comprensione si rimanda all’immagine.
Diamo ora sfogo alla fantasia mettendo in evidenza ciò che è emerso durante le lunghe ricerche. Si tratta essenzialmente di elementi legati alla leggenda e alla venerazione del santo, affascinanti e accostabili ad aspetti della tradizione. Il “protagonista” principale è San Valeriano, uno dei protettori della nostra città, incredibile personaggio che secondo la cronachistica postuma alloggiò e morì proprio a San Varano. Due sono le ipotesi che lo coinvolgono. Una è veramente straordinaria.
La nostra prima proposta si lega ad un idronimo particolare. Il Pellegrini su Toponomastica italiana spiega: […] molto produttiva la radice indoeuropea: ur – acqua, fiume; var – pioggia; war – acqua. Da qui Vara affluente della Magra in Liguria, Varo e anche Varamus, ora Varmo in Friuli. Esiste un lago Varano e numerosi corsi d’acqua con lo stesso nome. Acqua dunque a San Varano. Quella del vicino fiume? Forse. Ma se invece fosse l’acqua di un pozzo? Unico e importantissimo: quello in cui i “Barbari” gettarono la testa del comandante Valeriano e dei suoi 80 compagni sorpresi e uccisi durante la preghiera prima di una battaglia. Da quel pozzo, fino al momento della sua distruzione, i devoti al santo attinsero acqua per ottenere grazie e guarigioni. Secoli di incrollabile devozione e venerazione. La sua imboccatura era coperta da una lastra, oggi andata perduta, sulla quale era scritto: Flecte genu, lector: fertur quod Martyr in istis / obtinuit tumulum Valerianis acquis, che in italiano suona più o meno così: Inginocchiati lettore: si racconta che il Martire Valeriano fu sepolto in queste acque. Acqua santa, quindi. “Sancti Varani”! Nel luogo in cui erano il pozzo e l’oratorio settecentesco che lo conteneva – distrutti durante la II guerra mondiale – oggi troviamo lo svincolo stradale che da via Firenze porta alla via Del Guado. A San Varano.
Una seconda suggestiva e stravolgente ipotesi. Valeriano, ricordato come il santo guerriero, proveniva da un paese lontano (Armenia?). Arrivò nelle nostre terre per contrastare i Goti? O per sfuggire le persecuzioni? Comunque fosse, Leone Cobelli, cronista postumo locale, alla fine del ‘600 racconta che Valeriano fu assunto dai forlivesi quale comandante dell’esercito e che a lui e ai suoi uomini fu assegnata Villam Sancti Varani pro alloggiamento. Attenzione! Sull’etimologico Zanichelli, alla voce marrano, leggiamo, tra l’altro: […]Varrano, […], denominazione spagnola il cui significato è: ”forestiero giunto di recente”, dall’arabo “al-barran” (!). Quindi, se Varrano (Varano) significa: forestiero giunto di recente, San Varano assume il significato di: Santo forestiero giunto di recente. E chi può essere se non Valeriano che, proveniente dall’Est, proprio in quel luogo alloggiava? A questo punto secondo le considerazioni appena formulate giungiamo ad una conclusione fantasiosa ma affascinante: San Varano e San Valeriano sono la stessa persona, anzi lo stesso santo. Ammesso e assolutamente non concesso, che il San Valeriano della leggenda “forlivese” sia realmente esistito.
Bibliografia:
Antonio Calandrini – Gian Michele Fusconi. Forlì e i suoi Vescovi. Appunti e documentazione per una storia della Chiesa di Forlì. Volume 1. Dalle origini al secolo XIV. Studia Ravennatensia. Centro Studi e Ricerche sulla Antica Provincia Ecclesiastica Ravennate. Forlì 1985.
Adamo Pasini. S. Valeriano Patrono di Forlì. Estratto dagli Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna vol. XXI – fasc. I-III – 1931. Presso la R Deputazione di Storia Patria. Bologna 1931.
Adamo Pasini. Piccole note di agiografia forlivese. Tipografia operaia. Forlì, 1926.
Leardo Mascanzoni. La “Descriptio Romandiole” del Card. Anglic. Introduzione e testo. La Fotocromo Emiliana. Bologna 1985(?).
Antonio Polloni. Toponomastica Romagnola. Presentazione di Carlo Tagliavini. Biblioteca dell’Archivium Romanicum fondata da Giulio Bertoni. Serie II Vol. 33. Leo S. Olschki Editore Firenze. 1966.
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