Il piazzale Della Vittoria è un luogo urbano ricco di fascino. La tradizione vuole che in questo luogo, lontano poco meno di un chilometro dall’antica città romana, trovassero collocazione i Goti che Teodorico destinò alla città di Forlì al momento del suo insediamento a Ravenna. La storia ce lo indica come l’area in cui nei secoli vennero accolte le truppe, i forestieri, i papi. Dove si svolsero le manifestazioni e i mercati.
Alla grande area sono stati attribuiti molti nomi: piazza Del Giardino, piazza Del Nord, piazza Pia, piazza Antonio Fratti, piazza Armando Casalini, piazza Della Vittoria.
Ci troviamo sulla via Emilia, antica arteria militare realizzata dai Romani nel 187 avanti Cristo per volontà del console Marco Emilio Lepido. Se ci posizioniamo ai piedi del monumento, fronte al viale della stazione, alla nostra destra vediamo la strada consolare che conduce a Cesena e Rimini (viale Roma), mentre a sinistra l’Emilia si addentra nel centro storico di Forlì (corso Della Repubblica) per poi spingersi a Faenza, a Bologna, fino a Piacenza. Nel piazzale sono avvenuti interessanti ritrovamenti archeologici che confermano l’usanza degli antichi Romani di realizzare le tombe ai lati delle strade più importanti.
Il piazzale Della Vittoria, dedicato alla Prima guerra mondiale, è il fulcro dell’espansione urbana progettata nel ventennio per la città del duce. L’incrocio perpendicolare tra la via Emilia e il viale della stazione (allora viale Benito Mussolini, oggi Della Libertà), era destinato a diventare il centro della cosiddetta Forlì nuova: una Forlì con edilizia pubblica di grande impatto ideologico ideata da importanti ingegneri nelle forme architettoniche che il periodo storico seppe proporre.
Il Monumento ai Caduti, progettato dall’ingegnere romano Cesare Bazzani, fu inaugurato nel 1932 da Benito Mussolini che, nell’occasione, parlò alla folla dal balcone del palazzo comunale in piazza Aurelio Saffi. Bazzani, che a Forlì ha progettato importanti edifici come le Poste centrali e la stupenda Casa del Mutilato, è lo stesso tecnico che a Roma realizzò la Galleria Nazionale di Arte Moderna e a Firenze la Biblioteca Nazionale Centrale. Sua è la chiesa di Sant’Antonio di Predappio dove si sposò anche Alessandra Mussolini. La prima pietra di quell’edificio religioso fu posata da donna Rachele nel 1931.
I quattro altorilievi della base del monumento ai Caduti di Forlì sono opera dello scultore Bernardino Boifava: rappresentano l’Assalto, la Difesa, il Sacrificio, la Pace vittoriosa. Boifava per quest’opera si servì di modelli che scelse tra gli atleti della società sportiva Forti e Liberi. Alla sommità della colonna la composizione bronzea dello scultore Bernardo Morescalchi rappresenta le vittorie: in cielo, in mare e in terra.
Ma spostiamo lo sguardo verso il centro storico. Ancora Bazzani progettò i “palazzi gemelli” che oggi disegnano l’ingresso al corso Della Repubblica. La loro realizzazione costò però il sacrificio dell’ottocentesca Barriera daziaria e della tribuna coperta dello Sferisterio che costeggiava le mura alla sinistra degli edifici. L’impegno economico per la realizzazione delle due palazzine fu dello stesso ingegnere romano che finanziò l’opera assieme al costruttore forlivese Ettore Benini esperto in cemento armato ed esecutore di molte opere del regime. Per la loro strategica collocazione gli edifici furono oggetto di un attento e tenace esame da parte della commissione edilizia locale.
Sul prolungamento del viale della stazione, oltre il monumento, incontriamo il più antico giardino pubblico forlivese: realizzato nel 1816. La pianta originaria era di grande effetto: le geometrie, basate su circonferenze, creavano suggestivi disegni e i viali completavano la conformazione di giardino all’italiana. Ma, nonostante l’impatto emozionale, il Pubblico Giardino non fu apprezzato dai forlivesi che lamentarono la difficoltà di manovra con le carrozze. Le più agguerrite oppositrici al percorso furono le donne. Poi però, dopo alcune modifiche al tracciato, nel 1832 si rese necessaria una restrizione alla regolamentazione del giro interno delle carrozze. Le manovre pericolose, la velocità e gli abusi, obbligarono l’amministrazione comunale a imporre limiti e a collocare addirittura alcuni fittoni. Secondo i progetti del regime il grande spazio verde sarebbe dovuto diventare il nuovo monumentale foro di Forlì. Oggi è il Parco della Resistenza, le sue dimensioni attuali, con l’accesso da viale Fratelli Spazzoli, risalgono al 1963.
Sulla sinistra dei Giardini pubblici sorse, nel 1935, la Stazione Agraria Sperimentale Arnaldo Mussolini, poi semplicemente Istituto Agrario, oggi sede di facoltà universitaria. Fu Mussolini a scegliere personalmente il progetto su tre diversi che gli furono proposti da una commissione istituita appositamente. Il duce, racconta un trionfalistico giornale del periodo, scelse col suo occhio infallibile, il più confacente. Il progettista era un forlivese molto attivo in quel periodo: il federale, ingegnere e amico del duce Arnaldo Fuzzi. Dello stesso tecnico furono i disegni dell’Istituto tecnico industriale Alessandro Mussolini e della scuola elementare Rosa Maltoni Mussolini nel viale della stazione. A Predappio progetterà la casa del fascio. La Stazione agraria di Forlì presenta sul fronte principale un porticato monumentale il cui disegno è facilmente riconducibile ad una M.
Chiudiamo il piccolo viaggio attorno all’ellisse di piazzale Della Vittoria con una delle opere più rappresentative del ventennio forlivese e sicuramente tra le più interessanti dell’intero scenario nazionale. E’ il Collegio Aeronautico della Gil Bruno Mussolini oggi Palazzo degli Studi. Un colosso composto da centinaia di metri di prospetti che si affacciano sul viale Della Libertà, piazzale Della Vittoria, viale Roma e via Buonarroti e migliaia di metri quadrati di pavimenti in marmo di Carrara. Fu intitolato a Bruno, il figlio del duce deceduto in un incidente aereo, dallo stesso Benito Mussolini nel 1941. Nel dicembre del 1942 Marcello Piacentini dedicò alla costruzione un intero numero di Architettura, la rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti. Il progettista è Cesare Valle, ingegnere e architetto romano che a Forlì ha firmato, tra l’altro, la Casa stadio della Gil, pregiato pezzo di architettura razionalista.
Il Collegio di Cesare Valle, propone un chiostro interno e una galleria che fu arricchita da un’opera importante: la Storia dell’Aviazione dell’artista viterbese Angelo Canevari, un mosaico in bianco e nero che ancora oggi trattiene la carismatica interpretazione della conquista dell’aria. Assolutamente da visitare. Di fronte al corpo di guardia, un imponente Icaro dello scultore Francesco Saverio Palozzi volle rappresentare un monito ai giovani allievi dell’aria. Su Il Popolo di Romagna del 10 dicembre 1938, si legge: Il Collegio della Gil di Forlì è, senza esagerazione alcuna, tra i più belli del mondo.