Sull’ellisse del piazzale Della Vittoria, tra le imponenti architetture del ventennio, si fa notare un bel palazzo in mattoni faccia a vista progettato nel 1959. Per molti decenni i forlivesi l’hanno chiamato palazzo della Fiat. Oggi è conosciuto come il palazzo della pellicceria Magnani, dal nome dell’azienda di moda che affaccia le vetrine proprio sul piazzale. I locali occupati dal negozio e la vicina sede delle Poste Italiane, hanno uno stretto rapporto con la marca torinese di autovetture: in quelle sale erano infatti esposte le auto della concessionaria Fiat di Forlì. Negli spazi della retrostante galleria funzionavano le officine e al piano primo era presente una rimessa.
Il palazzo della Fiat, ha nella propria storia un antenato di razza: il Garage Fiat.
Realizzato in quella stessa posizione nel 1922 venne definito grandioso e modernissimo. In effetti per quei tempi lo era. E di grande qualità estetica aggiungeremmo noi. Fu costruito sulla via Emilia, alle porte della città, per ospitare la concessionaria, l’officina e il rimessaggio delle autocorriere Sita. Verrà demolito quasi quarant’anni dopo per lasciare posto ad una realtà più complessa e moderna: negozi, appartamenti, uffici, ambulatori e, naturalmente, la Fiat. Per una zona ricca di architettura come quella in esame, fortunatamente si trattò di una sostituzione di qualità.
Fu il conte Vincenzo Antolini Ossi, che aveva acquisito la concessionaria Fiat alcuni anni prima, ad incaricare l’ingegnere casertano Bruno Bottau di progettare il nuovo edificio (gli elaborati tecnici sono firmati anche dall’ing. Giorgio Bozzato). L’area fuori porta Cotogni, che come tutta la fascia esterna al centro storico un tempo appariva facile preda dell’espansione industriale, nel dopoguerra si dimostrò molto appetibile per la residenza e il commercio. E le soluzioni progettuali proposte da Antolini Ossi alla città furono di particolare interesse. Forse economicamente troppo impegnative per una Forlì dalle potenzialità tutto sommato limitate. Ecco perché la proposta più rivoluzionaria e moderna non ebbe futuro nonostante i disegni avessero già ottenuto l’approvazione degli enti. Si tratta di un grattacielo di una ventina di piani posizionato alle spalle dell’attuale edificio il cui progetto rimase, appunto, sulla carta. “Purtroppo”, si disse allora, “per fortuna” forse si dice oggi. Ma il disegno di quel “Pirellone” forlivese fu sicuramente una proposta dal grande impatto estetico ed emotivo.
Alla fine degli anni Settanta la sede della concessionaria fu trasferita in via Meucci e con un cambio di destinazione il piano terra del palazzo fu ridisegnato per una diversa distribuzione. Il cemento dei pavimenti dell’officina lasciò il posto alle piastrelle pregiate di uffici e negozi.
Il professor Bruno Bottau, l’ingegnere progettista del palazzo della Fiat di Forlì, era nato a Caserta nel 1910. Si laureò presso l’Università di Bologna nel ’33. Fu assistente presso la cattedra di Scienza delle Costruzioni, nel 1942 fu incaricato del corso di Costruzione dei ponti e nel ’45 di quello Costruzione di Strade Ferrovie e Aeroporti. Di quest’ultimo divenne anche direttore dell’Istituto omonimo. Nel 1969 fece parte della commissione per il ponte sullo stretto di Messina. Da sempre abituato a opere ingenti, a Forlì progettò un complesso architettonico di grande rilevanza che, come dicevamo, solo in parte sarà realizzato. Fu presidente dell’Ordine degli ingegneri di Bologna e fu insignito della Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte. Morì nel 1983.
Bibliografia:
Le ricerche sono state effettuate su documenti originali dagli archivi comunali
Archivio storico Unibo
Marino Mambelli. 900 Forlivese, anzi Italiano. Editrice La Mandragora. Imola. 2011.
Ettore Casadei, Edoardo Ceccarelli (a cura di). Monografia Industriale di Forlì. Comune di Forlì. La Poligrafica Romagnola. Forlì 1926.