Mario Vespignani (Forlì, 1924-2015) è stato un uomo di cultura e prolifico autore di poesie e zirudelle in lingua di Romagna. Ma non solo: la sua vena letteraria gli ha consentito di scrivere testi di narrativa, canzoni e commedie in vernacolo. Alcuni suoi brani, come ad esempio Partigiàn senza nom, sono entrati a far parte della storia della canzone dialettale. Per ben tre volte ha vinto il Festival della Canzone Romagnola di Cesena E campanòn.
Diplomato perito elettrotecnico svolse il mestiere di camionista per diversi anni girando l’Italia guidando un camion a rimorchio con a fianco il fratello Walter, scomparso in giovane età. Quegli anni di duro lavoro segnarono profondamente la sua maturazione e il suo temperamento. Di fede socialista divenne giornalista pubblicista e corrispondente dell’Avanti. Assunto nel Comune di Forlì nei primi anni ‘60 ricoprì diversi incarichi all’interno del settore delle aziende municipalizzate fino a quando venne chiamato a svolgere le funzioni di segretario del vice sindaco Azer Cicognani. Divenne poi capo Ufficio stampa dell’ente locale ricoprendo l’incarico per oltre 10 anni fino al pensionamento avvenuto nel 1989.
Mario Vespignani è stato direttore responsabile di Comune Aperto, organo dell’Amministrazione comunale di Forlì e di diverse altre pubblicazioni, fra le quali: Cronache della Resistenza, AUSERinforma e Pompieri Sempre. La sua produzione narrativa ha spaziato dai racconti alle commedie dialettali. Ma la sua fama è soprattutto legata alla poesia e alle zirudelle, opere per le quali ha riscosso grande successo di pubblico e numerosi riconoscimenti della critica specializzata.
La sua vena umoristica non è mai stata finalizzata alla semplice risata. Dall’arguzia dei suoi testi sempre emerge con chiarezza un assunto che invita alla riflessione e rimanda a profili e pensieri più profondi.
Postumo è il libro U n’è mai temp par murì’. A cura di Emilio Gelosi, Leonardo Michelini, Giuseppe Schiumarini e Gabriele Zelli. Tipografia Valbonesi, 2022. Il ricavato della vendita del libro è stato devoluto alla Fondazione Istituto Prati per l’assistenza medica ai poveri.
Un ringraziamento per la preziosa collaborazione a: Gabriele Zelli, Giuseppe Vespignani, Mariangela Vespignani e Carlo Vespignani.