Con una Deliberazione del 1964 il Comune di Forlì confermò il vecchio nome popolare della strada Macoda nel quartiere Casemurate definendola ufficialmente via Macoda.
Nell’ottocentesco Catasto Pontificio la strada viene indicata come Strada comune detta la Macoda. Anche il foglio dell’I.G.M. (Istituto Geografico Militare), con base 1894 e aggiornamenti del primo Novecento, la definisce via Macoda.
Abbiamo capito che si tratta di un nome che vanta almeno 150 anni. Per la sua origine non esistono indizi tangibili: non un podere che porti la stessa identificazione, non un’iscrizione e nessun documento d’archivio che ci dia una mano. Nulla insomma che ci indichi una soluzione al toponimo. Non rimane che affidarci allo stato dei luoghi e alle mappe.
Ma cosa significa macoda? Macodo è l’italianizzazione del termine dialettale macod. Il dialettologo Ercolani alla voce macod spiega: Che ha la coda mozza. La nostra via era quindi mozza. Interrotta. Un rapido esame per constatare che però il suo percorso non è affatto breve, neppure sulle mappe antiche. Il suo tracciato fu forse mozzato per un evento temporaneo come ad esempio un dissesto idrogeologico dovuto all’esondazione del vicino torrente Bevano?
Un’ulteriore osservazione. Il suo percorso, in parte ancora sterrato, conduce ad un antico confine tra i territori di Forlì, Bertinoro e Ravenna, su via Serachieda. Anche le mappe antiche la identificano con lo stesso tracciato. Quindi macoda perché proprio in quel punto s’interrompeva contro un confine?
Un po’ di umorismo romagnolo. Dall’Ercolani cogliamo un simpaticissimo modo allusivo per indicare la donna. Argverdat da l’animel macod! recita infatti un antico detto. Guardati dall’animale macodo, guardati dalla donna. Facciamoci una bella risata. Il sessismo era una delle colonne portanti dell’antica cultura maschilista romagnola.
Bibliografia
Libero Ercolani. Nuovo Vocabolario Romagnolo Italiano, Italiano Romagnolo. Edizioni del Girasole. Ravenna, 1994.