La malattia che in pochi mesi si è diffusa a tutta l’Europa, anzi si può dire al mondo intero, e che corre attualmente molte regioni d’Italia, ha suscitato fantasie e leggende, che hanno agitato lo spirito delle popolazioni […] Tali voci non hanno alcun fondamento.1) In questi termini nel 1918, mentre la guerra faceva ancora sentire il peso delle sue vittime, il Ministero dell’Interno prese atto dell’epidemia influenzale che, preannunciata nella primavera da una sua manifestazione benigna, incominciò a diffondersi nell’Europa Occidentale in ottobre, falciando migliaia di persone ogni settimana. Dai primi casi registrati in Francia e Germania, in seguito La pubblica attenzione fu richiamata dai casi gravi comparsi con notevole frequenza, quando la malattia passò nella Spagna durante i mesi di aprile e maggio. Da questo derivò il nome di febbre spagnola.2) Il virus della Spagnola invisibile al microscopio, era la causa delle 300.000 vittime in Italia, di cui la maggioranza erano stati bambini, donne e adolescenti.3) I sintomi erano classificati in raffreddore di testa […] raffreddore di gola e di petto, voce rauca, tosse secca e molesta. In altre persone […] febbre piuttosto alta, forte dolore di testa, dolore alle spalle e ai fianchi come per reumatismo, grande perdita di forze. Un sintomo assai frequente è l’emorragia nasale […] durano da quattro a otto giorni.4)
A Forlì la pandemia si diffuse con meno virulenza che altrove, ma come nelle altre zone soprattutto i giovani ne furono le vittime, come si evince da alcuni casi estratti dallo schedario dei permessi di seppellimento:
Gualato Francesco, anni 20, militare, inumato il 3 ottobre 1918, causa del decesso: broncopolmonite da influenza.
Cimatti Celso, anni 30, inumato il 5 ottobre 1918, causa del decesso: broncopolmonite bilaterale da influenza.
Modolo Francesco, anni 19, militare, causa del decesso: tubercolosi polmonare.
Molari Ugo, anni 30, morto a dicembre, causa del decesso: broncopolmonite da influenza.5)
Dunque era questa la tipologia frequente dei decessi che, a giudizio del prefetto, rimasero scarsi fino alla seconda metà dell’ottobre 1918 6); mentre per l’ufficiale sanitario, nonostante lo sbalzo nel numero dei morti, si poteva ancora pensare che si trattasse di influenza benigna.7) Il numero dei casi letali nel territorio municipale fu di 378. 8) La profilassi da seguirsi era stata inviata dal prefetto ai sindaci fin dall’agosto del ‘18: trattandosi di contagio rapidamente diffusivo anche tramite portatori non riconoscibili erano indispensabili misure drastiche, facendo attenzione alle vie respiratorie e ai colpi di tosse. Fondamentalmente erano questi i momenti di prevenzione: identificazione dei focolai infetti, isolamento dei medesimi, disinfestazione dei locali, riduzione al minimo indispensabile dei contatti fra persone ammalate e non.
Da notare l’attenzione del prefetto verso la vigilanza annonaria, specie per la frutta e il latte, e l’assicurazione anche ai poveri dell’ausilio medicinale, mentre al termine della stessa si legge: raccomandando in ogni caso di tranquillizzare la popolazione evitando allarmi ingiustificati e che non hanno ragione alcuna di sussistenza. 9) La soluzione più semplice per evitare disordini e conflitti sociali. A tale proposito è rilevante quanto segue circa il bollettino telegrafico giornaliero per il Ministero dell’Interno: i dati occorrenti per compilare detto bollettino [siano compilati][…] per non provocare inutili allarmi […] omettendo la parola “morti” ed omettendo anche la cifra qual ora morti non siano istati.10) Si giunge sino al formalismo estremo di consigliare come e cosa scrivere, anche se le raccomandazioni possono apparire banali e scontate, ma nulla dev’essere lasciato al caso. Sul medesimo argomento leggiamo su un periodico locale: La nostra aria balsamica è un grande preservativo […] compiacersi di questa naturale prerogativa del nostro paese, e quindi bandire allarmi e paure ingiustificate, che d’altronde sono cause temibili di depressione in tempi di epidemie.11) Il 3 novembre il prefetto Nannetti si espresse in questi termini: anche per evitare depressione morale nel pubblico, i trasporti funebri siano effettuati per la via più breve e con la maggior semplicità consigliata dalle ragioni sanitarie del momento.12) E ancora il 14 novembre si rivolgeva a sindaci e sottoprefetti chiedendo loro di impegnarsi per ricondurre la tranquillità nelle popolazioni colpite.13)
Tornando all’aspetto profilattico, ogni carta esaminata all’Archivio di Stato di Forlì presenta una parte rilevante del proprio contenuto dedicata all’elemento tecnico e specialistico di prevenzione. Da settembre a novembre si susseguono ordini: attenzione da parte dei medici agli oggetti infettati, richiesta di disciplina sanitaria (N.d.R. il clima era ancora quello della guerra) a tutta la popolazione tramite l’opera di propaganda dei medici, igiene delle abitazioni, pulizia delle strade da eseguirsi con il preventivo innaffiamento e nelle ore di transito esiguo, isolamento delle famiglie colpite.14) E di nuovo il 26 ottobre il prefetto raccomanda al sindaco scrupolosa attenzione circa il rispetto di tutte le norme igieniche negli esercizi di vendita dei generi alimentari, sulle barbierie e, più specialmente, sui caffè ed osterie. Inoltre si ritiene opportuno cospargere di calce i porticati in vicinanza della piazza V. Emanuele (N.d.R, oggi Piazza A. Saffi), poiché, in seguito alla chiusura dei cinematografi, l’affollamento della popolazione si effettua, in modo speciale, in detta località.15) Si era ancora in stato di guerra, per cui le stesse autorità militari necessitavano di un quadro della situazione (casi di influenza, numero dei morti) atto a prendere le dovute misure.16) Dalle carte finora compulsate risulta la voce delle autorità costituite ma, nell’interrogazione del 25 ottobre del consigliere comunale Livio Miserocchi al sindaco, la denuncia di un rappresentante del proletariato appare chiara: l’autorità comunale non cura l’igiene di strade e luoghi pubblici, non ha istituito un servizio straordinario di assistenza alle famiglie colpite, mentre purtroppo il male colpisce la classe dei lavoratori e dei poveri, a cui Ella deve volgere la sua proficua e doverosa opera.17) A cosa mirava questa interpellanza del Miserocchi? Alla Spagnola come nuovo elemento di disuguaglianza sociale, di separazione fra borghesi e proletari nel disporre dei mezzi di prevenzione e di difesa? Il giorno successivo una nuova accusa, redatta da Luigi Caroli insieme allo stesso Miserocchi per conto della commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Forlì e dintorni, allargava l’elenco di mancanze da parte dell’autorità municipale: i casi d’influenza e quelli seguiti da morte si verificano maggiormente nei centri operai ed in ispecie nei centri dove l’igiene non è curata nemmeno dalle Autorità competenti e dove vi sono delle abitazioni malsane, o dove in una unica stanza spesse volte con deficienza di aria e di sole abitano numerose persone.18)
Quali erano le rivendicazioni della classe lavoratrice? Risolvere il problema dei mucchi di letame nelle strade e della vuotatura dei pozzi neri, isolare gli ammalati e inviarli all’ospedale con veicoli appositi, reclamare dall’Autorità Militare il bagno requisito dalla Congregazione di Carità per avere un mezzo pratico di pulizia personale, il tutto nell’ottica della giustizia economica, intesa come la grande redentrice dell’umanità anche nel campo igienico.19) Era inoltre non ammissibile che all’approssimarsi dell’inverno […] delle povere donne e dei bambini prima dell’alba e per molte ore rimangano esposti ai rigori della stagione per dare la caccia al lattivendolo, che quasi sempre non ascoltando la preghiera di chi à bisogno di portare al malato il prezioso alimento, cammina oltre e va a vuotare il recipiente nella casa del padrone o di altri che nelle proprie case nulla manca.20) La risposta dell’Ufficio d’Igiene non si fece attendere. Lo stesso 26 ottobre il dottor Bertaccini giustificava il proprio operato al sindaco in questi termini: nelle epidemie occorrerebbero eserciti di provetti disinfettatori, mentre la S. V. sa bene che ditte […] non inviano più nulla, dovendo quindi usare qualche cassetta di sublimato, qualche latta di acido fenico e qualche damigiana di formalina messi a disposizione dalla prefettura. Inoltre, superando non lievi difficoltà l’ospedale succursale fu sollecitamente allestito e funziona regolarmente dai primi del corrente mese. Dunque, secondo Bertaccini, nonostante l’organico medico ridotto per i medici sotto le armi e per altri ammalatisi, i danni che l’epidemia ha prodotti e produce nel Comune di Forlì sono relativamente assai minori che quelli verificatisi in altri Comuni.21) Lo stesso tono è usato da Bertaccini nella relazione sui provvedimenti adottati dal Comune per combattere l’influenza: fu istituito l’ospedale succursale nei locali del convitto comunale, sgomberati dalla Croce Rossa, con a disposizione cinquanta letti, che – occorrendo – potevano portarsi anche a cento; mentre per fare una disinfestazione radicale (l’unica veramente proficua) si sarebbero dovuti allontanare almeno per 48 ore tutte le persone di famiglia. Furono però disinfettati i locali pubblici, chiuse tutte le scuole, sopperito ai servizi funebri, nonostante il servizio del camposanto si fosse trovato di fronte a gravi difficoltà che solo con notevole sforzo si poterono superare. Infatti il numero dei morti giornalieri subì uno sbalzo rilevantissimo. Il corpo dei necrofori già ridotto di numero per le chiamate alle armi, perdette in pochi giorni due persone, quindi alle operazioni di scavo delle fosse si dovette ovviare con operai e braccianti, nonostante la loro riluttanza. La conclusione della relazione non lascia adito a dubbi: L’amministrazione comunale nulla ha trascurato, per quanto stava in lei, per combattere la malattia.22)
Trasferendoci all’esame dell’opinione pubblica, rappresentata dai periodici locali di sinistra, si legge ne Il Nuovo Titano del 1 ottobre : L’educazione igienica del nostro paese è allo stato semi barbaro […] E prendiamo occasione per fare una viva propaganda, negli ambienti operai e soprattutto nelle campagne, a favore dell’acqua e del sapone.23) Ancora più accesa la denuncia ne Il pensiero Romagnolo del 26 ottobre: la folla, strillando e imprecando – agglomerata innanzi all’ufficio approvvigionamenti – presenta uno spettacolo pressoché vergognoso ed antigienico […] e senza indugio, sia provveduto per il richiamo di personale abile […] e togliere uno sconcio non consentito nei paesi civili.24) Ad uso di comparazione con le zone limitrofe, si legge ne Il Popolano di Cesena del medesimo giorno: siamo lieti di annunciare che l’epidemia va sensibilmente diminuendo. Dal 5 ottobre a tutt’oggi furono denunciati circa 2200 casi di malati con circa 120 decessi […] E da un minimo di decessi da 1 a 3 nei primi giorni, siamo arrivati ad un massimo da 12 a 16 dopo dieci giorni, e poi siamo discesi a 7 pure a tutt’oggi. E circa la vendita di carne ai malati, Il sindaco rende noto che per determinazione della Giunta Municipale il servizio di vendita della carne bovina per i malati viene d’ora innanzi fatto per turno ogni settimana dalle 7 alle 9, da due macellai designati dall’Amministrazione Comunale, i quali non potranno somministrarla a coloro che non si presenteranno muniti di certificato medico.25) La Spagnola, questa ulteriore prova per una popolazione ancora “militarizzata”, aveva esacerbato la conflittualità fra interessi opposti, fra classe lavoratrice e classe padronale. Nella primavera del 1919 si iniziò a discutere del problema della gestione pubblica degli ospedali: L’operaio non può fare assegnamento che sulla salute e sul lavoro: perciò, cadendo malato e non potendosi curare presto e bene, altro che nell’ospedale, dovrà accoglierlo senza ostacoli ed essere in grado di prodigargli quelle cure che ne sollecitino la guarigione.26) L’influenza Spagnola dei mesi precedenti aveva per lo meno messo in luce questa grave carenza sociale.
Note:
1) Ministero dell’Interno. Direzione Generale di Sanità, Istruzioni popolari per la difesa contro la Influenza, Roma, Tip. I. Arturo, 1918, p. 3.
2) Ibidem, pp. 4-5.
3) T. DETTI, Stato, guerra e tubercolosi (1915-1922), in Storia d’Italia. Annali 7. Malattia e Medicina, Torino, Einaudi, 1984, p. 883. Secondo G. Cosmacini invece le vittime sarebbero state 600.000. G. COSMACINI, Medicina e sanità in Italia nel ventesimo secolo. Dalla “spagnola” alla II guerra mondiale, Roma-Bari, Laterza, 1989, p. 10.
4) Ministero dell’Interno. Direzione Generale di Sanità, cit., p. 5.
5) ACUF, schedario dei permessi di seppellimento.
6) ASF, CCF, b. 385, 1918, circolare del prefetto, Forlì, 17 ottobre 1918.
7) ASF, CCF, b. 385, 1918, C. BERTACCINI, Relazione sui provvedimenti adottati dall’Amm.ne Com.le per combattere l’epidemia d’influenza, Forlì, 1918.
8) ASF, CCF, b. 385, 1918, Bollettino Statistico Mensile dell’Ufficio d’Igiene, Forlì, dicembre 1918 e agosto 1919.
9) ASF, CCF, b. 385, 1918, circolare del prefetto, Forlì, 27 agosto 1918.
10) ASF, CCF, b. 385, 1918, circolare riservata del prefetto, Forlì, 27 settembre 1918 (la sottolineatura è mia).
11) “Il Nuovo Titano”, quindicinale socialista, Repubblica di San Marino, 1 ottobre 1918 (la sottolineatura è mia).
12) ASF, CCF, b. 385, 1918, il prefetto al sindaco di Forlì, Forlì, 3 novembre 1918 (la sottolineatura è mia).
13) ASF, CCF, b. 385, 1918, circolare del prefetto, Forlì, 14 novembre 1918.
14) ASF, CCF, b. 385, 1918, circolare del prefetto, Forlì, 17 ottobre 1918.
15) ASF, CCF, b. 385, 1918, il prefetto al sindaco di Forlì, Forlì, 26 novembre 1918.
16) ASF, CCF, b. 385, 1918, la direzione di Sanità Militare di Bologna all’ufficiale sanitario di Forlì, Bologna, 20 ottobre 1918.
17) ASF, CCF, b. 385, 1918, Livio Miserocchi al sindaco di Forlì, Forlì, 25 ottobre 1918.
18) ASF, CCF, b. 385, 1918, la commissione esecutiva della Camera del lavoro di Forlì e dintorni al sindaco, Forlì, 26 ottobre 1918.
19) Ibidem.
20) Ibidem.
21) ASF, CCF, b. 385, 1918, il dottor Colombano Bertaccini al sindaco, Forlì, 26 ottobre 1918.
22) ASF, CCF, b. 385, 1918, C. BERTACCINI, “Relazione…”, cit.
23) “Il Nuovo Titano”, quindicinale socialista, Repubblica di San Marino, 1 ottobre 1918.
24) “Il Pensiero Romagnolo”, quindicinale repubblicano, Forlì, 26 ottobre 1918.
25) “Il Popolano”, quindicinale repubblicano, Cesena, 26 ottobre 1918. 26) “Il Pensiero Romagnolo”, cit., 3 maggio 1919. Immagini: Numero-morti-per-Spagnola-e-altre-cause-a-Forli.jpg