La “Sala del Tesoro” della Cattedrale di Forlì custodisce una stupenda rappresentazione della Madonna del Fuoco. Stupenda e particolare. Si tratta di uno stendardo in bronzo realizzato dallo scultore Bernardino Boifava in occasione della seconda grande impresa polare del generale Umberto Nobile effettuata nel 1928: quella tutta italiana (la prima è del 1926). L’immagine di Maria con in braccio il Bambino sormonta infatti un dirigibile: il dirigibile Italia.
Il rapporto tra Nobile e la Madonna protettrice dei forlivesi nasce grazie all’intraprendenza del direttore de La Piè Luciano De Nardis (Livio Carloni) che convinse il comandante del progetto polare a condurre in cima al mondo una targhetta con l’immagine sacra creata per l’occasione. E’ la Storia a raccontare l’eroica impresa dell’equipaggio ma sono le lettere tra il forlivese e il generale a svelare che al Polo la piccola effige metallica fu lasciata cadere sui ghiacci (ne parliamo alla voce “La Madonna del Fuoco al Polo Nord col generale Nobile”). Le lettere intercorse tra i due protagonisti furono consegnate dalla figlia di Nobile al forlivese Silvio Zavatti (vicesindaco di Forlì nel 1944 e fondatore del Museo Polare) che realizzò un manoscritto che troverà le stampe nel 2005 grazie all’iniziativa del figlio Renato Zavatti.
I forlivesi avevano maturato grande stima per l’eroico comandante, tanto da proporlo per la cittadinanza onoraria. Ma la tragica fine del viaggio di ritorno e il discusso salvataggio sul Pack diedero modo ai detrattori del generale di dar vita ad una durissima offensiva diffamatoria. Fu istituita una commissione d’inchiesta che, assieme ad una forte campagna mediatica, ebbe infatti il compito di screditare il grande generale. Motivo principale fu il salvataggio, effettuato dal pilota svedese Lunborg, che vide proprio Nobile lasciare i ghiacci per primo. Il comandante si oppose fermamente a quel privilegio, soprattutto per la presenza di un componente l’equipaggio che aveva una gamba fratturata. Ma lo svedese aveva ordini precisi, forse dettati dalla compagnia di assicurazione, e fu irremovibile. A condurre la campagna contro Nobile fu il futuro ministro dell’Aeronautica Italo Balbo, avversario del generale e convinto assertore dell’abbandono dei dirigibili a favore degli aerei. Il fascismo voltò così le spalle all’esploratore e l’opinione pubblica italiana si schierò contro di lui. Solo dopo la seconda guerra mondiale il giudizio della commissione fu ribaltato.
Ancora l’aspettavamo a Forlì – ricorda De Nardis su La Piè – quando nel Santuario del Fuoco fu collocato un bronzeo stendardo sbalzato da Bernardino Boifava ricordante il volo eroico […] Motivi ai quali fummo ossequienti obbligarono allora il Generale al rinvio della visita.
E ancora De Nardis a Nobile: Mi auguro quindi imminente il suo viaggio. Monsignori del capitolo della Cattedrale, e potrebbero essere chiuse le porte del Santuario, vorrebbero ringraziar Lei al piede del’altare, per quanta gloria Ella all’altare ha data, veneratissima.
Ma le autorità cittadine – ci racconta Fabrizio Monti sul volume Nobile e il Polo attraverso la Romagna – furono piuttosto solerti nell’assecondare il cambiamento di umore dell’autorità fascista centrale. Dopo un primo entusiastico appoggio all’impresa di Nobile, ne presero successivamente le distanze. Lo stendardo a sbalzo di Bernardino Boifava fu tolto dalla cappella della Madonna del Fuoco per evitare una scomoda celebrazione e Nobile non divenne cittadino forlivese onorario. Rimane oggi un’opera d’arte ben conservata e una curiosità storica di grande rilievo.
Questa ricerca non sarebbe stata possibile senza l’aiuto degli amici Fabrizio Monti e Andrea Donori che ringraziamo sentitamente.
Approfondimenti.
Silvio Zavatti, a cura di Fabrizio Monti. Nobile al Polo attraverso la Romagna. Lettere fra il Generale Nobile e Luciano De Nardis. Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” e Comune di Fermo, 2015.