A Forlì esiste una strada che tiene vivo il ricordo di una grande e antica opera che fu contemporaneamente idraulica e amministrativa. La via prende il nome dallo scolo il cui alveo, ingabbiato dentro un’imponente tombinatura, costeggia proprio la via. Parte del suo tracciato a cielo aperto si incontra percorrendo, più a nord, la via Golfarelli.
Ma cos’è, o meglio, cos’era in origine la Cerchia? Non certo il semplice tratto rettilineo di uno scolo. Lattanzio Biondini, illustre notaio forlivese, sugli Statuti da lui redatti nella seconda metà del XVI secolo la individua con interessante precisione. Così scrive: Ha il contado una fossa nominata Cerchia dall’effetto, perché lontano un miglio circonda la città. I lavoratori de’ terreni che sono infra questo circoito pongono di loro tutta la semente et questo non solamente fu introdotto perché in queste parti il terreno fusse, com’è veramente, più fertile, ma perché i lavoratori erano esenti da fationi personali e non erano vessati dall’alloggiamento de’ birri; ma hoggi non godono più questo privilegio. Un perimetro di grandi fossati quindi, all’interno del quale gli abitanti godevano di alcuni privilegi. Una sorta di antica delimitazione amministrativa. La Cerchia è citata anche dal cronista forlivese Giovanni di Mastro Pedrino nei primi del ‘400.
Ma perché i terreni all’interno del giro di quel fossato erano più fertili? E’ quantomeno strano se si pensa che la pianura forlivese è tutta molto simile… L’idea che affiora è che la Cerchia fosse la parte terminale e più evidente di un’opera idraulica realizzata per liberare i terreni dalle acque insalubri. Sappiamo con certezza che proprio infra questo circoito, il carattere paludoso dei terreni ebbe modo di imporsi più volte, anche dopo le bonifiche romane. Ce ne parlano anche alcuni toponimi della zona: Cassirano, Padulli, Bovelacci...
Proviamo a ricostruire la Cerchia. E’ sufficiente consultare una mappa topografica un po’ “datata” per ritrovare, perfettamente simmetrici e opposti a est e ovest della città, lo scolo Cerchia dalla parte del quartiere Ronco e quello della Cava. Il tratto a nord lo abbiamo rintracciato sull’ottocentesca mappa pontificia della Pianta in località Ospedaletto: è un fossato che costeggia l’attuale via Somalia. A sud, purtroppo, le tracce sono veramente fumose e per chiudere il circoito, ci affidiamo all’interpretazione alcuni segni topografici e qualche lacerto di scolo che ci indicano la presenza di un corso d’acqua rettilineo. Siamo all’incirca nel punto “certificato” dal notaio Biondini nel ‘500: Ha il contado una fossa nominata Cerchia dall’effetto, perché lontano un miglio circonda la città.
Approfonditi studi individuano nella Cerchia il confine del primo insediamento organizzato romano. Il limite amministrativo del Foro di Livio.