Marco Viroli e Gabriele Zelli. Itinerario dantesco nella valle dell’Acquacheta. Foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani. Edit Sapim. Forlì, 2021.
Dopo il successo di Sulle tracce di Dante a Forlì, pubblicato a settembre 2020, corredato dalle foto dei soci del Foto Cine Club, la collaudata coppia Viroli-Zelli ha dato alle stampe un nuovo volume legato al cammino dell’esilio di Dante. Dopo i percorsi forlivesi ecco il turno di Itinerario dantesco nella valle dell’Acquacheta, con riferimenti alle principali località della valle del Montone e alle loro bellezze artistiche e culturali. A impreziosire il volume questa volta sono le splendide fotografie di Dervis Castellucci e Tiziana Catani. La copertina è opera di Barbara Gaudenzi.
La pubblicazione può essere richiesta inviando una mail a: gabriele.zelli@gmail.com. La spedizione sarà gratuita, così pure il libro.
Volendo indicare un itinerario sulle tracce di Dante Alighieri in Romagna e in particolare nella valle del Montone, omettendo ogni riferimento storico al periodo e alla figura del Sommo Poeta che si dà per acquisito, non si può fare a meno di partire dalla cascata dell’Acquacheta, che nel 1300 era situata nelle terre dei conti Guidi di Dovadola.
La cascata dell’Acquacheta è preceduta da quella del Lavane che crea un’ampia vasca naturale scavata nella viva pietra. Il confine regionale non segue la linea naturale del crinale appenninico. Infatti il Piano dei Romiti, posto a 730 metri di altezza, antico lago prosciugato che a suo tempo ospitò eremiti benedettini che facevano riferimento all’Abbazia di San Benedetto in Alpe, e la cascata del Lavane appartengono alla Toscana. Mentre il confine regionale taglia la cascata dell’Acquacheta lungo la linea di tracimazione e pertanto, secondo la Carta tecnica Regionale, è sita in Romagna. La cascata è alta 75 metri e larga 35. La rupe da cui cade è composta da stratificazioni di roccia marmosa-arenacea.
Nel Medioevo il fiume Montone prendeva il nome dall’affluente principale, cioè l’Acquacheta e Dante cita questo corso d’acqua facendo presente che ha un proprio cammino e successivamente a Forlì di quel nome è vacante.
Per raggiungere la cascata si parte dal centro di San Benedetto per poi percorrere un sentiero ben curato e non particolarmente impegnativo che si snoda tra la vegetazione che costeggia il fiume e che in parte dovrebbe seguire l’antico percorso toccato da Dante nel primo periodo dell’esilio. Il tempo di percorrenza a piedi, di sola andata, è di circa un’ora e mezza/due. Il sentiero scorre lungo la sinistra idrografica del corso d’acqua. Si supera il Molino dei Romiti per giungere a un belvedere da cui si può ammirare l’intera cascata, spettacolare quanto suggestiva, soprattutto quando l’acqua vi scorre abbondante.
Il corso d’acqua nasce dal monte Peschiena, in Toscana, e a San Benedetto in Alpe si congiunge con i torrenti Troncalosso e Rio Destro, il primo proveniente dal Muraglione, il secondo che raccoglie le acque provenienti dalle pendici del monte Gemelli, dando vita al fiume Montone.
Nel XVI Canto dell’Inferno (vv. 94-105), Dante paragona il rumore dello scroscio della “caduta” dell’acqua nei periodi di piena alla rumorosa e assordante cascata del Flegetonte, fiume che separa il settimo dall’ottavo cerchio dell’inferno. Il fragore della cascata fu probabilmente uno dei suoni che colpirono maggiormente il Poeta lungo la strada che oltrepassa l’Appennino fino a scendere a Forlì, un percorso che, tra la primavera del 1302 e quella dell’anno seguente, egli deve aver percorso alcune volte in entrambe le direzioni.
In quelle circostanze Dante ebbe modo di attraversare e fermarsi a San Benedetto in Alpe, Portico, Rocca San Casciano, Dovadola e Castrocaro Teme. Tutte località che gli autori: Gabriele Zelli e Marco Viroli, inseriscono nel libro sia per i rapporti con Dante e la Divina Commedia, sia per le peculiarità turistiche che oggi esprimono.