La via Cassirano attraversa tre quartieri: Cava, Romiti, Villanova. Toponimo antico, affascinante, difficile. Appare sul prezioso Libro Biscia di San Mercuriale in un atto ufficiale del 1160 come Cascirano, e in uno del 1177 come Cassirano.
Ma dov’era il Cassirano? Su La Madonna del Fuoco, periodico d’inizio ‘900, leggiamo: Il Cassirano comprendeva tutte le praterie e larghe di Villanova distanti da Forlì circa tre chilometri e mezzo, cominciando dalla così detta “Punta dei prati” sino al ramo dello scolo detto il Fossatone in prossimità del rio Bolzanino. La maggior parte di questi prati colle larghe di S. Bartolo fu dal 1821 in poi posta a coltivazione.
Il Polloni, sul volume Toponomastica Romagnola, affronta lo studio del nostro Cassirano assieme ad altri toponimi con probabili origini comuni e propone considerazioni molto interessanti. Alcune le facciamo nostre.
– Cassa di Colmata del Lamone (Ravenna): dove le acque del Lamone colmano la bassura incassata.
– In campagna ricordare l’aggettivo latino “cassus” (vuoto, sterile) e l’italiano “cassare”: l’origine di Vallone Casso (Comacchio).
– L’italiano casso è anche cassa (tettoia), stalla per bovi. Per il fundo Cassirano, in particolare, l’autore focalizza la possibile origine soprattutto in casera, ovvero casa, baita per formaggio, e nell’alternativa càssero: derivato da castrum, fortificazione.
Prendiamo in considerazione, per ora, le due ultime definizioni: càssero e casera.
– Il càssero è sostanzialmente una costruzione fortificata: torri frequenti nel medioevo soprattutto sui cucuzzoli, ma anche nelle zone di confine e lungo le vie di accesso alle città. Potrebbe essere il nostro caso. Per ricordare un castello nelle vicinanze, citiamo quello della Cosina: ubicato proprio in una zona di confine e lungo la via Emilia. A questo punto possiamo formulare un’ipotesi che, semplificata, parrebbe tanto una brutta battuta: il Cassirano era il podere del càssero.
– Ma anche alla casera, ovvero casa, baita del formaggio, diamo qualche opportunità. Abbiamo già preso in considerazione quanto dice il periodico La Madonna del Fuoco in merito ai prati d’inizio ‘800, ma il Marchesi, sul Supplemento Istorico, già nel XVII secolo citava i Prati del Cassirano e la prateria del Cassirano. Prati, quindi erba. E bestie da latte. …E stalle per bovi. E formaggio! Ipotesi simpatica. Poco efficace, ma possibile.
L’ipotesi che più ci convince. Andiamo a ritroso nel tempo per ambientarla. Le larghe, prima di essere grandi distese di prati, quasi sempre sono paludi. Poi paludi bonificate. Questo distretto rurale – puntualizza Gianluca Brusi parlando del Cassirano – si estendeva tra la via Emilia e il fiume presso l’attuale Villanova e presso il rio San Bartolo, tuttora esistente. Il fiume di cui parla è il Montone: un corso d’acqua che tra Schiavonia e Villanova ha per secoli distribuito acqua in abbondanza e alla rinfusa. Palude. Quel fiume conobbe una regimazione e quell’area una corposa bonifica nel XIII secolo. Ma ancora nel 1600, spiega però il Mansuelli, esistevano lagune tra il Montone e il Lamone.
E allora andiamo a ripetere ciò che il Polloni scrive a proposito dell’origine del toponimo Cassa di Colmata del Lamone: dove le acque del Lamone colmano la bassura incassata e a riproporre ciò che l’autore sottolinea: In campagna ricordare l’aggettivo latino “cassus” (vuoto, sterile) e l’italiano “cassare”.
Sta quindi in una cassa sterile e acquitrinosa l’origine del nostro Cassirano ricondotto ad un prediale dal suffisso latino ano. Attorno all’Emilia, nella parte ovest della città, troviamo toponimi antichi che vanno a confermare proprio questo: lacuna Cava ad esempio, Bassetta, uno scolo e una via Zignola, un fundo Padulli, e una via Marano che l’incredibile memoria toponomastica vuole proprio come laterale della via Cassirano. L’origine di Marano è da ricercare nell’antico Var, Varano, Marano che Giovan Battista Pellegrini, su Toponomastica italiana, indica con radice indoeuropea: ur – acqua, fiume; var – pioggia; war – acqua.
Bibliografia:
Antonio Polloni. Toponomastica Romagnola. Presentazione di Carlo Tagliavini. Biblioteca dell’Archivium Romanicum fondata da Giulio Bertoni. Serie II Vol. 33. Leo S. Olschki Editore Firenze. 1966.
Guido Achille Mansuelli. Caesena, Forum Popili, Forul Livi. Regio VIII Aemilia. Istituto di Studi Romani Editore. Roma, 1948.
Giovan Battista Pellegrini. Toponomastica Italiana. Hoepli Milano, 1990.
Gianluca Brusi. Serallium Colunbe – Enigmi e certezze per un’immagine di Forlì fra medioevo ed età moderna. Edit Sapim Forlì. 2000.