Nei primi giorni di dicembre del 1931 il commissario federale Davide Fossa, il podestà di Forlì Mario Fabbri e il vice podestà Alberto Orsi Mangelli, si trasferirono a Civitavecchia dove li aspettava un idrovolante che li avrebbe trasportati in Sardegna. Lo scopo del viaggio era visitare la neonata Mussolinia, la sua imponente bonifica e i forlivesi emigrati in quelle difficili terre.
La stampa dell’epoca racconta che I nostri Gerarchi furono accolti con dimostrazioni di commovente simpatia dai conterranei colà trasferitisi. Nell’occasione l’onorevole Razza, commissario per l’immigrazione interna, per mandato di Mussolini premiò le famiglie coloniche. Davide Fossa, racconta sempre la stampa, volle invece visitare uno per uno nelle loro case i cittadini forlivesi e rendersi personalmente conto delle loro condizioni e situazione. Di problemi ce n’erano. Eccome. Oltre alla grande fatica di un lavoro pesante in un contesto così difficile, si erano presentate difficoltà di tipo burocratico. Lo stesso Fossa dovette intervenire per perfezionare alcuni contratti rimasti in sospeso tra l’azieda “concessionaria” e i coloni. Da risolvere c’erano anche incresciose controversie di carattere economico. L’obiettivo del regime era quello di creare una costante migrazione di braccianti romagnoli sulla costa sarda e una cattiva pubblicità, proveniente proprio dai contadini/operai forlivesi, non sarebbe stata di certo produttiva.
A partire dai primi anni del Novecento la zona di Oristano, in Sardegna, conobbe un’imponente azione di bonifica che espresse il massimo impegno durante il periodo fascista. Fu un’operazione condotta contro la palude e la malaria. Decine e decine di stagni, e in particolare il Sassu (2.000 ettari di superficie), determinavano infatti una delle situazioni igienico-sanitarie e idrogeologiche più problematiche della Sardegna. Tra il 1918 e il 1924 fu realizzata la diga sul torrente Triso, successivamente furono costruite alcune idrovore e numerosi chilometri di fossi e canali. Migliaia di ettari furono suddivisi in enormi aziende che a loro volta vennero frazionate per creare un complesso di poderi da abitare e coltivare. A guardare il territorio del satellite oggi sembra di trovarsi al cospetto di una centuriazione.
Nel 1922 furono tracciate la strada che conduceva al centro della città e le sue arterie laterali. Tra il 1927 e 1928 i primi coloni occuparono le case. Erano Veneti: preferiti ai sardi che, secondo il giudizio dei reclutatori, non avevano propensione all’associazione e alla convivenza con i famigliari, attitudini assolutamente necessarie per affrontare il durissimo lavoro in quelle terre. Dal 1933 furono costruiti gli edifici politici come la casa del fascio e quella della Gil.
Ottenuta l’autorizzazione del duce, il 29 ottobre 1928 il nuovo piccolo centro fu denominato Villaggio Mussolini. Il 15 marzo 1931 divenne Comune e il suo nome fu trasformato in Mussolinia di Sardegna. Un’altra Mussolinia era in progetto in Sicilia. Il flusso maggiore di coloni nell’area bonificata avvenne tra il 1929 e il ’30. Nell’annata ’30-’31 giunsero 40 famiglie: provenivano da Venezia, Vicenza, Rovigo, Udine, Mantova, Agrigento, Cagliari. Nove erano di Forlì, per un totale di 80 persone.
Dal 17 febbraio del 1944 Mussolinia verrà chiamata Arborea. All’anno 1954 risulta che 256 famiglie su 753 avevano abbandonato l’azienda.
Bibliografia:
Forum Livii, 1931
https://www.treccani.it/enciclopedia/mussolinia-di-sardegna_%28Enciclopedia-Italiana%29
https://it.wikipedia.org/wiki/Arborea_(Italia)
https://www.iconur.it/storia-degli-uomini/57-la-bonifica-della-piana-di-terralba-e-la-fondazione-di-mussolinia-arborea-1918-1932
https://www.informagiovani-italia.com/storia-di-arborea.htm