Attraversa il fiume Montone mettendo in collegamento, proprio percorrendo via Guado Paradiso nel quartiere Romiti, la via Firenze e lo splendido tracciato sterrato che corre a ridosso del Parco Urbano Franco Agosto. Dopo la creazione del tracciato pedonale e ciclabile che lo utilizza come attraversamento del corso d’acqua, il guado Paradiso è divenuto famoso, frequentatissimo e particolarmente apprezzato. Causa l’andamento torrentizio del Montone il suo utilizzo non è sempre possibile.
Due sono le ipotesi storiche sull’origine del bellissimo toponimo. Il Guado è una pianta utilizzata in antichità per tingere i tessuti d’azzurro. Il guado in molte terre romagnole – scrive Dante Bolognesi su La Terra a Metà – aveva rappresentato fino alla fine del Cinquecento la fonte delle loro “maggiori ricchezze”. L’area forlivese, assieme a quella di Ravenna e del Montefeltro, era tra le più importanti d’Italia per la sua produzione e molto del prodotto veniva esportato: Venezia era un buon acquirente. Si raccoglievano le foglie che venivano macinate, confezionate e vendute ai tintori sotto forma di sfere impastate e asciugate. Per poter essere utilizzate dovevano poi subire un successivo processo di fermentazione. Il più economico indaco, proveniente dall’India, sostituì l’azzurro del Guado e ne decretò la fine. E il nostro toponimo Guado Paradiso? Il paradiso del Guado! Dove cioè la pianta cresceva rigogliosamente.
E’ più semplicemente un guado, cioè uno dei tanti attraversamenti del fiume Montone, la seconda plausibile proposta. Il fascino dell’ambientazione fece guadagnare al luogo l’appellativo di paradiso. Non dimentichiamo che il significato di paradiso è quello di giardino.
Proprio una considerazione sul significato di giardino, unita ad un’attenta consultazione delle mappe, ci porta a formulare una terza, valida e inedita, proposta. La leghiamo al Paradiso, la residenza fortificata che Caterina Sforza fece costruire alla fine del 1400 al fianco della Rocca di Ravaldino. …Luogo per la magnificenza e bellezza da lei chiamato Paradiso – scriveva Paolo Bonoli nel XVII secolo –, e cui scelse ad abitarvi onde eziandio essere più sicura in ogni incontro; della qual fabbrica oggidì hannosi solo poche vestigia. Un guado, fra i tanti, collegava la via per Firenze col Paradiso. E con quel nome venne identificato. Un’occhiata alla mappa: la Rocca di Caterina è veramente poco distante e la traccia del percorso appare ancora chiaramente sui rilievi ottocenteschi.