Un vecchio proverbio descrive scherzosamente i romagnoli, le loro abitudini e le loro attitudini. Gli abitanti di Romagna – puntualizza il poeta Aldo Spallicci sul volume Proverbi Romagnoli – erano scolpiti in un detto che passa ancora nelle bocche di tutti. Stiamo parlando di un modo di dire, con probabili origini ottocentesche, che Spallicci sentiva ripetere insistentemente ancora nel XX secolo:
Rémin da navighê, Cesena da Cantê, Furlè da ballê, Ravenna da magnê, Fenza da lavurê, Lug da imbrujê, Jémula … da fé l’amor.
Rimini da navigare, Cesena da cantare, Forlì da ballare, Ravenna da mangiare, Faenza da lavorare, Lugo da imbrogliare [per i numerosi fiere e mercati], Imola … per fare l’amore.
Forlivesi ballerini, quindi. E’ vero. Gli eredi di Livio trovavano infatti il modo di ballare in ogni occasione e in ogni luogo anche e soprattutto nel ‘900. Nelle aie, nelle case, nei teatri, nei circoli, nei più moderni club, nelle palestre e infine nelle discoteche (numerose negli anni ’70). Ballerini, eccome. Proprio come racconta l’antico proverbio raccolto da Spallicci: Furlè da ballê.
Ma cos’è un proverbio? Un pensiero che in poche parole racconta un’esperienza popolare. Ecco perché sarebbe molto interessante ripercorrere l’esperienza di Ravenna e, soprattutto, quella di Imola.
Il proverbio è tratto da:
Aldo Spallicci. Proverbi Romagnoli. Aldo Martello – Giunti Editore, 1975.