Farazzano è un antico toponimo, o meglio fitotoponimo, che i forlivesi hanno voluto ricordare destinandone il nome ad una via nel quartiere Magliano.
Purtroppo il bosco di Farazzano non esiste più. Ne rimangono solo alcune tracce sopravvissute all’invasione umana grazie agli sforzi di pochi appassionati. Quelle piccole macchie sono l’ultimo residuo vitale di un’immensa zona boschiva che anticamente copriva gran parte dell’area forlivese e romagnola. Parliamo di Ladino, Scardavilla, la Monda e appunto, Farazzano. Un interessante esempio di micro toponimo legato all’attività di disboscamento a favore di terreni da coltivare, lo troviamo proprio a poche centinaia di metri di distanza dall’odierno piccolo bosco di Farazzano. E’ quello legato al podere Sirena.
Nel ‘400 Giovanni di Mastro Pedrino, cita: Feragano (Castrocaro), Ferazzano (Forlì) e Feraçano (dalle parti della Monda), testimoniando una considerevole propagazione del toponimo e quindi del bosco. Emilio Rosetti nel 1894 scrive: Ferazzano o Farazzano, frazione del comune di Forlì sulle ultime appendici dell’Appennino… Quivi, non ha ancor molto tempo, terminava la Selva della Monda, uno degli ultimi boschi di quercia del basso Appennino, che abbia resistito alla scure dei diboscatori. Nel 1353 in Villa Ferrazzano eravi un monastero, sostituito poi da una villeggiatura con oratorio privato.
Ma parliamo del toponimo. Pare il “capostipite”, l’originario, il primo del gruppo. Nel senso che prima di essere bosco di Ladino, Monda o Scardavilla, fu Farazzano. Ma Farazzano è la definizione moderna, prima troviamo Ferazzano, Ferazano e Feragano. La corruzione della parola nel tempo è quasi immediata: da Feragano a Ferazano la strada è proprio breve. Nell’immagine che segue, un esempio elementare.
Antonio Polloni fa derivare Farazzano dal latino farrago, il cui significato è biada, miscuglio di cereali per l’alimentazione del bestiame. Del resto farris è il farro latino. Dario Giorgetti, invece, sul primo volume della Storia di Forlì, illustrando l’assetto del territorio in età romana, scrive che gli ultimi assi certi dell’appoderamento agrario si riscontrano, ancora percepibili, ai due lati del Montone, fra Castrocaro – Terra del Sole – Massa – Farazzano – Para… Quindi, il nostro Farazzano, caratterizzato dal suffisso …ano, …anus, al pari di Magliano e Grisignano, potrebbe essere un prediale, cioè un toponimo derivato dalla proprietà di un fondo romano.
Forlipedia propone soluzioni diverse. Di estremo interesse. Andiamo innanzitutto ad escludere la derivazione da Fara, cioè gruppo migratorio parentale longobardo al quale veniva assegnato un terreno. La vastità del territorio sul quale appare il toponimo di riferimento, come ci racconta Giovanni di Mastro Pedrino nel ‘400, è il motivo principale dell’esclusione.
L’ipotesi più affascinante. Fera-gano. Dal latino fera, bestia, animale selvatico. Il significato è anche di quadrupede, nel senso di cervo, o caprone. E gannìo, l’atto di brontolare, mormorare, ringhiare. E gannitus altro non è che il ringhio e il latrato. E il nostro toponimo trova una spiegazione veramente poetica: andare al Fera – gano significava andare dove le fiere – ringhiano, nel punto in cui si nascondono gli animali più pericolosi: il bosco. La soluzione è sicuramente affascinante.
L’ipotesi più plausibile. Se le testimonianze degli antichi boschi di querce sono arrivate consistenti fino alla fine dell’Ottocento, lo si deve anche al fatto che il terreno su cui sorgevano era poco fertile e quindi relativamente appetibile. Quel terreno, tecnicamente, si chiama ferretto. E’ un deposito alluvionale quaternario antico (1,8 milioni di anni), leggiamo sul Manzoni di Geologia, arrossato e alterato chimicamente per la lunga esposizione agli agenti esterni, ricchissimo di ossidi e idrossidi di ferro. Carente di calcio, ma strapieno di scuro ferro… In latino ferrugo, significa ruggine del ferro, color ruggine, tonalità cupa. Proprio la tonalità del terreno di Ferragano.
Bibliografia.
Giovanni di Mastro Pedrino. Cronica del suo tempo. (XV) Roma : Biblioteca Apostolica Vaticana, 1929.
Antonio Polloni. Toponomastica Romagnola. S. Olschki Editore Firenze. 1966.
Emilio Rosetti. La Romagna Geografia e Storia. Hoepli. Milano, 1894.
Marcello Manzoni. Dizionario di Geologia. Zanichelli. Bologna, 1983.