Il 10 dicembre 1944 un bombardamento aereo messo in atto dai tedeschi in ritirata distrusse il palazzo Merenda che in quel momento ospitava il quartier generale degli alleati (via Merenda). L’incursione aerea non risparmiò il vicino palazzo Prati che subì danni consistenti e il palazzo dall’Aste Brandolini, in angolo tra corso Diaz e via Dall’Aste, che dalle bombe fu sventrato. Le rovine di quest’ultimo furono poi completamente abbattute per dare spazio ad una nuova realtà forlivese, una scommessa per il futuro: il cinema teatro Astra. Oggi in quell’angolo del centro storico, grazie ad un progetto completato nell’anno 2000, trova posto il teatro comunale Diego Fabbri. Siamo nel quartiere Ravaldino.
Era il 1946 quando l’imprenditore Pietro Pullini, con un ingente sforzo imprenditoriale, diede una nuova spinta alla ricostruzione della città e della vita forlivese del dopoguerra. Il progetto dell’ingegnere Luigi Szego, che aveva lo studio a Forlì in via Giorgina Saffi, prevedeva infatti per il cinema teatro Astra un impianto architettonico completamente nuovo in seguito alla demolizione definitiva di decine di vani fatiscenti, alcuni dei quali ancora pericolosamente abitati, del palazzo Dall’Aste. Ma ci sarà polemica con la Commissione edilizia sull’esigenza di mantenere, per il costruendo edificio, l’estetica del muro a scarpa (inclinato) sull’affaccio stradale, elemento architettonico presente nell’antico edificio distrutto. L’ingegnere definì tale richiesta assolutamente inconciliabile con qualsiasi criterio architettonico moderno andando allo scontro con la Commissione. Alla fine il male venne diviso a metà: nelle immagini del periodo notiamo infatti che il cinema Astra mostra su corso Diaz un muro a piombo, mentre su via Dall’Aste la parete portante presenta l’inclinazione della finta fortificazione a scarpa. La licenza per costruire un cinema – teatro in Via Diaz è del luglio 1946, la realizzazione dell’edificio sarà ad opera della “Soc. An. Cantieri Ettore Benini” di Forlì. L’inaugurazione è del ’47.
L’Astra divenne veramente teatro nei primi anni sessanta quando, con un intervento edilizio, venne realizzato un ampliamento sul retro dell’edificio grazie al quale furono sistemati il palcoscenico e i servizi di scena. Il progetto, redatto dall’ingegnere Valter Orioli, prevedeva anche negozi e appartamenti, il tutto su un’area ancora libera del palazzo demolito.
Era il 1984 e la mancanza di un “comunale”spinse l’Amministrazione di Forlì a prendere in locazione l’Astra per poter giungere ad una programmazione autonoma. Ma già nel 1986 l’immobile divenne di proprietà del Comune di Forlì. Le sale d’aspetto avevano le poltrone in “vimpelle”, le tre casse “altoparlanti” erano “bifoniche”, 4 erano i riflettori da 1000 W l’uno. Erano presenti 3 sipari: uno in velluto rosa, uno nero in feltro e uno in ferro. Due quinte in velluto rosa, 50 mazzi di corde, 25 leggii in ferro per orchestra, 200 mq. di palco in assito in legno di abete. Il foyer era caratterizzato da 8 specchi ovali alle pareti, era dotato di un bar e di un impianto stereofonico con 12 altoparlanti. La cabina di proiezione aveva due proiettori “Prevost” a lampade “Xenon”. La facciata sul fronte stradale era caratterizzata da una piccola tettoia e da un disegno semplice.
Il Comune acquistò anche gli appartamenti che furono realizzati sul retro dell’Astra negli anni Sessanta e l’intero complesso fu sventrato e completamente risistemato per dare vita al nuovo teatro comunale, il Diego Fabbri.
La realizzazione di questa voce non sarebbe stata possibile senza l’aiuto del personale dell’Archivio di Stato di Forlì e del Servizio Lavori Pubblici del Comune.