CATERINA SFORZA

Ritratto di giovane donna (dama dei gelsomini), Lorenzo di Credi 1460/1537. Presunto ritratto di Caterina Sforza. Forlì, Musei San Domenico, Pinacoteca civica.

Nata nel 1463 dall’unione illegittima del duca di Milano Galeazzo Sforza e Lucrezia Landriani, Caterina Sforza entrò a far parte della storia forlivese perchè moglie di Girolamo Riario nipote del papa Sisto IV e signore di Forlì e Imola, al quale fu promessa sposa nel 1473. Galeazzo scrisse al marchese di Mantova: …La putta è di dieci anni, ed in tempo conveniente ed in età legittima, gliela daremo, perché la porti a casa. E gli abbiamo promesso di darle anche diecimila ducati per dote quando se la porterà via. Il matrimonio avvenne nell’aprile del 1477 alla presenza del pontefice. La cerimonia, durante la quale si contarono 22 portate, fu sontuosa e si protrasse a lungo.

La fama di Caterina fu grande e il tempo seppe arricchire il personaggio di storie e leggende. Oggi la sua immagine è quella di una donna dinamica e spietata, a volte sfacciata al limite della volgarità, capace di grandi gesta militari, eppure affascinante e piena di ardore. Bellissima.

Alla morte di Girolamo Riario, che fu assassinato nel 1488, Caterina eluse con astuzia i suoi rivali politici nascondendosi presso la Rocca di Ravaldino. Uno dei più famosi miti che la circondano vorrebbe che alle minacce di morte ai figli, fatte nell’occasione, lei rispondesse dai merli della fortificazione alzando la sottana e urlando: Ho qui lo stampo per farne altri… Proprio presso la Rocca fece costruire un palazzo fortificato con relativo giardino al quale fu destinato il nome di Paradiso.

L’ira per la morte del marito spinse la Signora di Forlì e Imola a servirsi di un boia terribile, tale Babone, che uccise e torturò i rivoltosi, mentre le case della famiglia Orsi, nucleo ispiratore della congiura, furono rase al suolo dando origine ad un toponimo che ancora oggi incute timore: Guasto degli Orsi.

Immagine di Caterina Sforza ispirata all’affresco di Giorgio Vasari (Firenze, Palazzo della Signoria, Sala Giovanni de’ Medici). Medaglia in argento “Anno internazionale della donna”, 1975. Raccolta privata.

Caterina assunse il governo della città nel nome del figlio Ottaviano di minore età e si occupò in prima persona di politica. Sposò il giovane scudiero Jacopo Feo per il quale provava un profondo amore. Feo imponeva a Madonna i suoi desideri e le sue gelosie e, pare, non la lasciasse mai sola per la sua bellezza. Caterina, per altro, curava particolarmente la sua estetica creando e raccogliendo ricette di bellezza che la aiutarono a mantenere una piacevole immagine nonostante il trascorrere degli anni e i numerosi figli. Le sue ricette, gli Experimenti, erano un misto di precauzioni, alchimia, medicina e riti particolari che a volte rasentavano il limite della censura. Interessavano uomini e donne ed erano richieste in molte parti d’Italia. Ecco alcuni interessanti e simpatici esempi. Da seguire…? Un libro pubblicato 1894, conservato presso la Biblioteca civica di Forlì, ne raccoglie un nutrito numero. Il titolo è: Experimenti de la Ex.ma S.ra Caterina da Furlj, matre de lo inllux.mo signor Giouanni de Medici.
A fare la faccia bella – Piglia mollica de pane albume de ouo et mistica insieme et ponilo in aceto per dieci doi di naturale et poi usala a tuo piacere.
A far venire li capelli rizzi – Piglia Corna de Castrone et Brusali et fanne poluere poi piglia de lo olio comune et mestica insieme Benissimo et come te laui la testa ogneti Bene lo Capo con lo olio in poche volte verranno Riccj.
A fare le mammelle piccole et fare che non crescano più – Piglia Succo de Cicuta ogne Le tette et se Ben fossino grande Deuenteranno piccole ed aduertite voi giovane che non sete in età perfetta et che sete putte. Se voi ognete le vostre tecte con dicto onto non ne Cresceranno più et resteranno in quella Bellezza et alla Durezza.

La dama dei gelsomini (presunto ritratto di Caterina Sforza) sull’etichetta di un profumo fiorentino. Immagine tratta da Internet.

In seguito all’assassinio di Jacopo Feo, Caterina sfogò la propria tremenda ira con una vendetta ancor più atroce di quella scatenata per Girolamo Riario. Numerose furono le vittime, anche innocenti, di quella che fu l’azione più crudele compiuta dalla Signora.

Sem Benelli. Caterina Sforza: rappresentazione teatrale in tre parti. A. Mondadori Editore, 1934.

Dopo la tragica morte di Jacopo Feo si unì in matrimonio con Giovanni de’ Medici detto il Popolano venuto a Forlì da Firenze come ambasciatore e caduto vittima del luminoso fascino di Caterina. Proprio dal Popolano, nel 1498, ebbe il figlio Ludovico che, in seguito alla precoce morte del padre, fu chiamato Giovanni: il futuro, impareggiabile condottiero, Giovanni dalle Bande Nere.

Alle porte del XVI secolo Caterina fu impegnata nella famosa e disperata difesa della Rocca di Forlì contro le truppe di Cesare Borgia detto il Valentino. La dimostrazione di grande carattere e fermezza non fu però sufficiente a respingere la schiacciante superiorità militare del nemico e la famosa eroina, sconfitta, fu rinchiusa in Castel Sant’Angelo dove subì mesi di dura prigionia e il rischio avvelenamento. Liberata, fu poi accolta dai figli a Firenze dove visse i suoi ultimi anni lasciandosi a volte tentare, inutilmente, di riottenere la sua città. Morì in penitenza nel 1509.

Sulla vita della Signora di Forlì e Imola, nel 1959 fu realizzato un film con la regia di Giorgio Walter Chili dal titolo Caterina Sforza, leonessa di Romagna. Il film presentava nel cast Virna Lisi, Carlo Giuffrè e Raffaella Carrà. Nella pellicola cinematografica Melozzo da Forlì e Bartolomeo Bacci raccontano gli avvenimenti più importanti della vita avventurosa di Caterina Sforza. Famosa è inoltre la rappresentazione teatrale realizzata da Sem Benelli pubblicata da Mondadori nel 1934. Caterina Sforza è un videogioco, un profumo, un torrone…

Forlì ha dedicato alla “Leonessa di Romagna“, una via del centro storico che attraversa i quartieri Schiavonia-San BiagioRavaldino. Nelle vicinanze della rocca di Ravaldino: che spesso i forlivesi chiamano rocca di Caterina.

Caterina Sforza la leonessa di Romagna. Fotobusta del film interpretato da Virna Lisi, 1959. Raccolta privata.

Per saperne di più:

Angelo Braschi. Caterina Sforza. Editore Cappelli, 1964, Rocca San Casciano.
Simone Valmori. L’eredità di Leonardo: la leggenda di Caterina Sforza e Leonardo da Vinci. Rusconi libri, 2011.
Marco Viroli. Caterina Sforza: leonessa di Romagna. Il Ponte vecchio, 2008.

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