Alfiano (Alfianum, Afluanum) era un’antica località, nell’attuale territorio di Forlì, ubicata con molta probabilità nelle vicinanze di Pievequinta o Casemurate. Oggi è ricordata da una via nel quartiere Carpinello: la via Alfiano.
Alfiano è ricordata in un antico e importante documento. E’ l’anno 493. Teodorico, re dei Goti, fa assassinare Odoacre e diventa “padrone” dell’Italia. Distribuisce un terzo delle terre ai suoi uomini e vuole con sé tre consiglieri romani: Simmaco, Boezio e Cassiodoro. Ed è proprio il questore Cassiodoro a registrare, nelle sua “raccolta” di norme dal titolo Variae, una disposizione emessa da Teodorico e diretta ai proprietari terrieri forlivesi. Oggetto è l’obbligo di una fornitura di legname da costruzione da convogliare presso una zona di raccolta: Alfianum, appunto. Dal documento non si apprende se il legname servisse alla realizzazione di opere o fortificazioni nella stessa Alfianum, o se il luogo fosse semplicemente un punto strategico di raccolta per il materiale proveniente dai centri limitrofi (Cesena, Forlimpopoli, ecc.) e successivamente trasferito a Ravenna.
Il toponimo Alfiano potrebbe aver origine dalla presenza nel luogo di rappresentanti di una gens romana conosciuta come Alfio. Ma non si può escludere che il nome derivi da qualche suggestiva particolarità, legata al bianco, che caratterizzava la comunità (dal greco alphòs, latino albus, bianco). Alfiano, ad esempio, poteva essere la città di Alfio, la città “dell’uomo bianco”. Il leader indossava vesti candide? Era un vecchio saggio con capelli e barba bianchi? Portava l’ermellino cioè il segno di nobiltà già in uso tra Romani, Goti e Longobardi. Una terza plausibile ipotesi, assegna al toponimo una più semplice e frequente origine prediale (legata cioè ad un podere) derivata dal personale Alfius.