L’archivio del fotografo forlivese Edgardo Zoli fa parte del patrimonio culturale della biblioteca Saffi di Forlì. Si tratta del più importante archivio storico fotografico cittadino: ad esso appartengono immagini collocabili tra gli anni Venti e i primi anni Sessanta. Si contano circa 80.000 pezzi tra lastre di vetro negative, pellicole piane, stampe fotografiche, album, pellicole in rullo e filmati per un totale di centinaia di migliaia di immagini. Il Comune di Forlì ha acquisito il colossale fondo da Giancarlo Zoli, l’erede, anche nell’attività fotografica, dello zio Edgardo.
L’archivio si compone prevalentemente di lastre negative in vetro anche di grande formato. Racconta la vita politica, l’edilizia, le chiese, le manifestazioni pubbliche del regime fascista, la propaganda e le fabbriche della prima metà del Novecento, ma a fare la voce grossa sono anche i ritratti che i forlivesi e le forlivesi, amavano farsi di fronte ad una moderna macchina fotografica secondo la moda del momento. Ed Edgardo Zoli era un vero maestro del ritratto. La sua tecnica di ripresa era molto personale e il suo modo di riprodurre il soggetto vantava senza dubbio un uso innovativo dell’effetto flow e della ricerca ante litteram della terza dimensione.
Ma nell’archivio si trovano anche gli scatti dei piccoli eventi cittadini: demolizioni, costruzioni, incidenti, antiquariato, matrimoni, funerali, mostre, negozi, fiere, quadri. Insomma un vero spaccato di vita forlivese e italiana, unico ed inimitabile. Da non dimenticare poi le immagini della città che risorge dopo l’evento bellico mondiale.
Molti sono anche gli scatti dedicati alle città vicine: Cesena, Rimini, Castrocaro, Dovadola, Meldola, Bertinoro, Coccolia, Santarcangelo, Predappio… Insomma, la Romagna. E in qualche caso l’Italia.
Edgardo Zoli era predestinato a raccontare il XX secolo, era infatti nato a Forlì il primo gennaio del 1900. Allievo di decano Canè aprì ufficialmente l’attività in viale Bovio, l’attuale viale Vittorio Veneto, nel 1921 per poi concluderla negli anni Sessanta in largo De Calboli. Il testimone fu raccolto dal nipote Giancarlo che poi chiuse definitivamente l’attività nel 2002.
Dopo una campagna di catalogazione, studio e ricerca, il Servizio Cultura e Turismo del Comune provvederà ad una sistematica attività di valorizzazione e divulgazione dell’ingente patrimonio fotografico.