Il giorno 9 ottobre 1963 la città di Longarone e decine di borghi limitrofi furono teatro di una tragedia umana che non potrà mai essere dimenticata. Millenovecentodieci persone persero la vita a causa della tracimazione della diga che captava le acque del torrente Vajont. La devastante onda che scavalcò il muro dell’invaso fu causata da una frana di duecentosessanta milioni di metri cubi di roccia e fango che si staccò dal monte Toc precipitando nel lago artificiale. L’acqua superò i 200 metri di altezza. Trenta milioni di litri d’acqua distrussero tutto ciò che incontrarono. Tra i morti si contarono 460 bambini.
Fu un disastro annunciato, quello del Vajont. Si conoscevano i rischi idrogeologici con i quali ci si sarebbe scontrati realizzando la diga. Si riconobbero i numerosi segnali premonitori che la natura inviò agli uomini. durante la sua esecuzione. Ma la decisione fu quella di andare avanti.
Tra le vittime del disastro ci fu anche una professoressa di Forlì, Tiziana Olivoni: una ragazza di 29 anni che all’epoca insegnava nelle scuole di Longarone. Era nata in via Ravegnana. Morì nella catastrofe che fece tremare la terra alle 22.39 di quel 9 ottobre 1963. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Nel cimitero di Fortogna un cippo in marmo la ricorda assieme a tutte le vittime di un disastro annunciato che si cercò di nascondere dietro la parola “fatalità”.