Serachieda è un singolare toponimo di origine popolare. Proviene dal nome dello scolo che delimita il confine tra le provincie di Forlì e Ravenna: si tratta quindi di un idronimo. E’ uno scolo facilmente rintracciabile per chi percorre la via Cervese da Forlì verso il mare: viene infatti superato da un ponticello al termine del rettilineo che porta allo svincolo per la E45, a Casemurate.
Sulle mappe del Catasto Pontificio la denominazione dello scolo è Sarachietta e l’assonanza con il dialettale saracc, ovvero scaracchio, è immediata. La saraceda della lingua dei nonni, come spiega Libero Ercolani, è tradotta in scatarrata. Era, il nostro, uno scolo dalla piccola portata al confronto del più importante Bevano di cui è immissario? Tanto da essere paragonato a uno sputo? O la sua acqua era torbida quanto il muco bronchiale di una persona raffreddata? Si può sorridere, ma non frenare la fantasia popolare che non ha limiti né pudore. Del resto abbiamo uno scolo Fiumcello, un Bevanello, e un …Pisciatello. A nostro parere, però, l’origine del nome è un’altra.
Il termine latino serrare, ovvero chiudere in modo da impedire il passaggio, suggerisce un’interpretazione meno colorita e divertente, ma forse più giusta del toponimo: la spiegazione che noi preferiamo. La presenza di una casa dal nome Saracchietta e il disegno dello scolo che presenta una piccola derivazione, lasciano pensare a una chiusa, una serranda, una piccola saracinesca ad uso idraulico: una serachietta. Interessante è sapere che il termine sèra si ritrova anche nelle valli di Comacchio.
Infine un’interpretazione che il Polloni suggerisce sulla pubblicazione Toponomastica Romagnola. L’autore individua in terra a serracia, ovvero a insalata, l’origine del nostro curioso toponimo.