L’uomo e l’acqua, un binomio indissolubile che nei millenni racconta incontri e scontri inevitabili. Parliamo delle regimazioni realizzate per combattere la forza che da sempre minaccia la stabilità geologica dei terreni, la salute dei suoi abitanti e la solidità delle opere che hanno permesso l’uso dell’acqua come forza motrice, per l’irrigazione, la macerazione. A San Varano di Forlì sono numerose le tracce toponomastiche che raccontano l’antico impegno dell’uomo nella realizzazione delle canalizzazioni. Mazzacavallo, ad esempio, ma anche Murano e lo stesso Varano.
Anche Chiaviche è una testimonianza importante. Chiavica ha infatti il significato di paratoia per regolare il flusso di uno scolo in un corso d’acqua o in una valle arginata. Sulle mappe catastali, nel foglio che corrisponde alla zona interessata, troviamo una miriade di riferimenti: Ca’ Chiavica di sopra, Ca Chiavica di mezzo, Ca’ Chiavica di sotto, Strada vicinale delle Chiaviche, Strada vicinale del Chiavicone.
La via in esame, da via Firenze porta verso l’aperta campagna a partire dall’incrocio che accoglie il monumento funebre realizzato da De Cupis in memoria dei quattro ragazzi travolti da un autocarro nel 1925. Il luogo è nelle immediate vicinanze del canale dei molini detto “dei Romiti” o “di Schiavonia” e poco distante troviamo il fiume Montone. Su tale base possiamo ipotizzare che le “nostre” chiaviche siano opere realizzate dall’uomo per l’irrigazione o la bonifica. Ma quelle paratoie potrebbero anche essere i regolatori di presa di canali secondari che conducevano l’acqua ai maceri dove veniva, appunto, macerata la canapa.