Paolo Cortesi. Il borghese diffidente, vita e certezze di Pellegrino Artusi. Società editrice il Pontevecchio. Cesena, 2020. Versione cartacea e versione e-book
Pellegrino Artusi è nato a Forlimpopoli il 4 agosto 1820. In occasione del bicentenario della nascita, il “Pontevecchio” di Cesena propone un inedito ritratto del grande romagnolo attraverso il racconto, come sempre personalissimo e intenso, dell’autore forlivese Paolo Cortesi.
Chi era veramente Pellegrino Artusi? Un arguto bon viveur che coltivava la passione per la cucina? Un filantropo che lasciò quasi tutta la sua imponente ricchezza alla sua città natale? O un uomo profondamente amareggiato e diffidente sulla vera natura degli uomini? Un misantropo che nascondeva la sua identità dietro lo schermo brillante dell’ironia? A queste, e a molte altre domande, cerca di rispondere questo libro, in cui Pellegrino si presenta direttamente a noi e si rivela ben oltre l’immagine consueta, e parziale, del gastronomo spensierato. Da quanto Artusi stesso ci ha lasciato (lettere, riflessioni, ma soprattutto la sua Autobiografia) appare un uomo tutt’altro che bonaccione e accomodante, quell’uomo che ci siamo immaginato leggendo le saporose ricette del manuale gastronomico. Chi ama tanto il piacere in tavola, chi lo vuole condividere non può che essere un uomo in pace con sé e con il mondo. E invece il Pellegrino Artusi che ci disegnano i documenti è un uomo ricco che si vanta di essere avaro, un borghese che teme e disprezza “la plebaglia”, un padrone alla mano ma nella misura in cui viene obbedito con attenzione scrupolosa, un anziano che ha accumulato un capitale imponente ma che deve essere rassicurato sulla sorte di due lenzuoli… Come spiegare questa strana, difficile, irrisolta psicologia? C’è un episodio, nella lunghissima vita di Artusi, con una tale devastante rilevanza che lo si deve necessariamente considerare come centrale nella sua esistenza: l’aggressione subìta dalla banda del Passatore il 25 gennaio 1851. Pur senza essere psicologi, possiamo essere certi che quel trauma, atroce e mai sanato, è la chiave di lettura di tutta una vita. E forse anche del destino culinario di Pellegrino Artusi. (Dalla quarta di copertina).